domenica 13 settembre 2009

Pierre Schaeffer: Oggetto sonoro e riferimenti


Pierre Schaeffer, nei suoi studi sulla percezione dell'oggetto sonoro, distingueva quattro modalità d'ascolto, due soggettive e due obiettive:

Udire (ouir):
Percepire attraverso l'orecchio.
La forma più elementare della percezione attraverso la quale ascoltiamo, passivamente ed in modo del tutto soggettivo, suoni che non necessariamente devono essere decifrati.

Ascoltare (ecouter):
Ascoltare qualcuno o qualcosa attraverso un suono, allo scopo di identificare una sorgente, una causa, un evento.
Il suono è obiettivamente il mezzo di comunicazione di un evento.

Intendere (entendre):
Attraverso l'ascoltare (ecouter), la selezione di ciò che interessa estraendolo da ciò che si è sentito (ouir).

Comprendere (comprendre):
Decifrare obiettivamente un messaggio, attraverso il suono come segno e come linguaggio espressivo.


"Io ti ho sentito (ouir), ma non ho ascoltato ciò che dicevi (ecouter), e quindi non ho capito ciò che mi volevi dire (comprendre), non avendo decifrato ciò che ho sentito (entendre)"

Questa frase sintetizza i quattro diversi processi di acquisizione.


Appare certa ed inequivocabile quindi, la differenza tra il semplice e soggettivo udire ed ascoltare,, dalla finalità dell'intendere e del comprendere la realtà del contenuto, ovvero l'obiettivo oggetto sonoro.

Il nostro cervello analizzando in continuazione, giorno e notte, ogni tipo di stimolo acustico (udire ed ascoltare), trattiene in modo selettivo ed utilitaristico quelli che al momento ritiene importanti, ma contemporaneamente opera un continuo processo di riconoscimento al fine di identificarli (intendere e comprendere).

Il confronto continuo degli stimoli acustici con le esperienze e gli eventi associati ad essi ed acquisiti nella memoria, determina la capacità evocativa del cervello, in grado di ricollegarsi ad un evento trascorso e trasportarci quindi in un'altra dimensione al semplice prodursi di una nota o un suono, così come potrebbe succedere con un sapore, un profumo o un'immagine.
Tanto più espressivo e coincidente con quello in memoria sarà il suono riprodotto, tanto maggiore e più spontanea la capacità evocativa della riproduzione.

Ascoltando il suono di un violino, il cervello lo confronterà con quello che in memoria ha registrato come "suono del violino" e, se i due coincideranno, riconoscerà come "violino" lo strumento che sta suonando.

Non è detto, però, che in memoria esista il suono naturale e realistico dello strumento!

In assenza di una catalogazione del suono originale, il cervello potrebbe comunque avere acquisito un riferimento attraverso surrogati,  ad esempio, un mediocre o eccellente impianto di riproduzione, o tramite la sintesi di diverse riproduzioni ascoltate in varie occasioni.

Acquisito il suono degli strumenti musicali attraverso una riproduzione, per quanto paradossale non è improbabile che, ascoltando gli originali, non li si riconosca come reali a causa della dissonanza cognitiva prodotta dall'aver catalogato in memoria il loro suono riprodotto, certamente diverso dall'originale.

Sottoponendo continuamente al cervello errati modelli sonori di riferimento e supportandoli ulteriormente attraverso costruzioni mentali, si finisce spesso col non accettare o non riconoscere la qualità sonora di sistemi migliori, di strumenti migliori, di registrazioni migliori ed in genere di soluzioni d'ascolto migliori, qualora questi  non risultassero acusticamente o culturalmente conformi alle costruzioni mentali acquisite in precedenza

L'errata acquisizione di un riferimento e la relativa costruzione di un abito mentale a supporto, potrebbero anche culminare, per dissonanza cognitiva, nel paradosso del rigetto dell'evento originale.

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