martedì 9 aprile 2013

Franco Serblin 1939 - 2013





It takes a big man to love a small speaker

Ci vuole un grande uomo per amare un piccolo diffusore

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Bellezza del limite e qualità dell'illusione.

La tecnica bonsai, nata in Cina e perfezionata in Giappone, è legata a quello che gli orientali chiamano seishi: l'arte di dare una forma, di coltivare, il praticare le tecniche più svariate sempre nel rispetto della pianta.
 I bonsai sono dunque natura viva, piccoli alberi che malgrado le dimensioni contenute esprimono tutta l'energia che è racchiusa in una pianta grande.
Il Bonsai è un'opera d'arte mai finita: la pianta continua a crescere e modificarsi e bisogna quindi accudirla in continuazione.
È importante che un bonsai evochi in chi lo guarda una sensazione di forza, maturità e, soprattutto, di profonda pace e serenità.
Fermiamoci ora un attimo e chiediamoci: Il Bonsai è un'accurata riproduzione di un albero vero ?
Certamente no,  non ci sono insetti ne uccelli che si posano sui suoi rami, non è parte di un ecosistema, e,  poiché lo si osserva  dall'alto in basso, non riproduce la stessa prospettiva  di un vero albero. 
Eppure il nostro Bonsai ci offre la possibilità di avere una particolare relazione con il vero albero che in piccolo rappresenta, e questa relazione, per essere mantenuta, ha bisogno di continue e particolari cure perché esso possa  sempre continuare ad illuderci della sua esser, suo modo, vero.
La creazione e la cura di un Bonsai  è lo stesso tipo di processo del creare musica nelle nostre case.
 Miniaturizzare per espandere è questo il paradosso dell'arte: quando la musica viene miniaturizzata, e lo è sempre ed in ogni caso, essa può anche acquisire  ed espandere intensità e pathos in modo indipendente dalla nuova dimensione acquisita.
Dovremmo evolverci,  dall' utopica aspirazione a ricreare l'evento reale in casa,  alla raggiungibile realtà  di un sublime Bonsai musicale.
Mi ha sempre affascinato il ricreare,  dal piccolo, la capacità evocativa del grande.  
Ho da sempre intuito, ad onta delle fisiche limitazioni,  le dirompenti potenzialità del piccolo diffusore, dei piccoli altoparlanti, senza magari avere una razionale coscienza del perché di questa potenzialità che, stranamente allora, costantemente non smetteva mai di convincermi.
Oggi il tutto mi appare più razionale: è la bellezza della limitazione.
Senza limitazione non c'è arte, sono ben conosciute le limitazioni dei piccoli diffusori e ci si aspetta poco da loro, ma  è forse questo che li rende magici, la loro capacità di ricreare attraverso una sublime riproduzione della gamma media, una magia musicale che spesso è sconosciuta a sistemi di grande dimensione ed estensione.
Compito del progettista, ed in seguito dell'utilizzatore , il saper estrarre emozioni dall'apparente poco a disposizione: mai , in qualsiasi forma d'arte, il dover miniaturizzare ha rappresentato un limite nel tentativo di replicare l'essenza del reale, semmai è vero il il contrario.
Da un'iniziale e semplicistica ricerca della fedeltà assoluta all'evento originale, oggi la scienza della riproduzione  audio tende sempre più verso la ricreazione di un  evento  generatore di emozione e coinvolgimento, una forma d'arte che vede l'appassionato utilizzatore nella doppia veste di creatore e fruitore dell'opera.
Il diffusore acustico acquisisce un ruolo fondamentale nel tentativo di tradurre un evento in un'emozione. 
E' inutile ribadire che ogni diffusore è un compromesso.
Ho ascoltato ed utilizzato recentemente le Quad ESL 57 : come si fa a non ammettere che hanno delle limitazioni ? Eppure, ancora oggi è un riferimento assoluto per la naturalezza della gamma media !
Tutti le tipologie di diffusori sono  un compromesso:
Lo  sono i grandi diffusori a tromba, seri compromessi…. ma fanno qualcosa che altri non possono fare !
Lo sono i monovia, seri compromessi…ma anch'essi fanno qualcosa che altri non possono fare!
Se creiamo grandi diffusori dobbiamo aver a che fare con grandi mobili che assorbono energia e problematiche di coerenza per la molteplicità delle vie.
Se cerchiamo alta efficienza, perdiamo profondità alle basse eci esponiamo a potenziali colorazioni.
Sopratutto non dimentichiamo il problema principale, la relazione fra ambiente e diffusore, una croce per diffusori a gamma estesissima.
Tutti i diffusori hanno una loro personalità che non è , però, separabile  da quella delle apparecchiature complementari e dall'ambiente in cui si esprimono.
Accordare il tutto è il vero problema , non la tecnologia di questo o quell'altro componente.
L'accordo è il fondamento della musica, l'accordarura è il fondamento dello strumento musicale, l'accordatura è altrettanto il fondamento del riproduttore di musica che sia il singolo componente o l'intero sistema.
Accordo del crossover, accordo degli altoparlanti, accordo del cabinet, accordo della qualità della componentistica, una riproduzione musicale  che vuol coinvolgere l'ascoltatore non  può prescindere dall'accordo della singola e  della molteplicità delle parti.
La finalità ?
La qualità dell'illusione !
Paradossale che spesso la qualità dell'illusione venga  compromessa proprio dal tentativo di avvicinarsi alla realtà, come  il voler , ad esempio, convertire al colore un film o una foto  in bianco e nero !
Un'immagine in bianco e nero può avere una sua forza evocativa che non dovrebbe poter avere per le sue ovvie limitazioni.
Anche qui l'accordo è fondamentale: la sottile analisi e messa a punto delle gradazioni tonali, il controllo delle varie parti del fotogramma, la perfetta coesione dei grigi, è generata dall'ottimale accordatura di ogni elemento tecnico, ottiche, carta, sviluppo, stampa etc.
Una variazione di un dettaglio e tutto deve essere rivisto!
C'è interdipendenza fra il processo fotografico ed il procedimento di assemblaggio di un oggetto o un sistema audio.
Tutto è finalizzato alla creazione di una metafora, non certo della realtà o del realismo.
Ed è proprio la qualità della metafora che conta!
La necessità di una limitazione affinché l'immaginazione possa emergere e dominare è proprietà fondamentale dell'essenza della metafora !

Franco Serblin


p.s.

Con Franco, da sempre, fin dalla fondazione della Sonus Faber nella prima metà degli anni 80, abbiamo condiviso alcuni basilari principi riguardo l'arte della riproduzione musicale.
Questo articolo, elaborato e redatto insieme, rappresenta la summa del suo pensiero, ed  era destinato ad essere pubblicato nella brochure dei diffusori Accordo, la sua ultima opera, attraverso la quale aveva deciso di ripercorrere la sua iniziale strada di semplicità e bellezza.
Questo scritto, pur rappresentando perfettamente il suo pensiero e la filosofia che lo aveva da sempre ispirato, fu  reputato da Franco, per la sua innata modestia ed umiltà,  eccessivamente pretenzioso,  e non volle quindi che fosse pubblicato.


Giuseppe Scardamaglia