venerdì 3 maggio 2013

Ktema e paesaggio sonoro: conversazioni con Franco Serblin



Figura e sfondo, in un campo sonoro,  creano un paesaggio sonoro

La figura emerge, creata da uno stimolo sonoro in contrasto al suo sfondo.
L'ascoltatore, costantemente coinvolto dal rapporto emozionale con il suono, percepisce in modo mutevole le relazioni figura/sfondo che si alternano nello spazio.
Dall'interno di un avvilupparsi di informazioni sonore secondarie, inquadrabili nel concetto di base sonora, scaturisce quindi  lo stimolo che ci colpisce, l'evento principale, i canti, gli strumento, le voci, i suoni che, stagliandosi in modo chiaro e netto, si sovrappongono allo sfondo.
In una produzione musicale, La dinamica dei suoni, il piano ed il forte, contribuiscono ulteriormente al fine di evidenziare gli eventi sonori più importanti, rifacendosi alla tecnica della prospettiva visiva.
Nella pittura prospettica, le regole di costruzione di un quadro privilegiano come punto di vista ideale quello dello spettatore, in funzione del quale si dipana la narrazione rappresentata.
Gli oggetti sono messi in fila ed ordinati in relazione alla loro distanza dall'osservatore.

Altrettanto, in musica, i suoni vengono ordinati secondo la loro enfasi dinamica, all'interno dello spazio virtuale del paesaggio sonoro.

L'esperienza di una spazialità tridimensionale, ci permette di accedere alla sensazione del realismo.
L'istintiva ricerca del suono in primo piano, collocato in un'ideale proscenio, tende a mettere in prospettiva il caos brulicante dei suoni meno importanti, ostacolo all'identificazione dell'oggetto sonoro.
il modello teorico del concerto quindi, è finalizzato alla  percezione del solista, del gruppo concertante e dell'orchestra, attraverso una precisa collocazione prospettica integrata da artifici dinamici.

La musica, con un breve percorso, trasferisce l'ispirazione del compositore raggiungendo rapidamente l'ascoltatore attraverso i musicisti che trasformano le note scritte in vibrazioni aeree per mezzo dei loro strumenti.

La musica dovrà invece, per essere riprodotta, percorrere un lungo e tortuoso cammino prima di raggiungere l'orecchio dell'ascoltatore.
Dovrà essere prima registrata, incanalata attraversando microfoni, cavi, processori e varie apparecchiature per affrontare alla fine il percorso inverso della riproduzione, attraverso ulteriori apparecchiature, in un nuovo ambiente d'ascolto.
Durante le fasi di ripresa, per sua natura, Il microfono  tenderà ad ingigantire il particolare, rispetto all'ampiezza dello spazio in cui esso verrà collocato.
Enfatizzando il particolare, il microfono falsificherà quindi la prospettiva realistica.
Ma nella proposizione sonora, quale può essere il significato della parola "realismo", quale il concetto di "oggettività" ?
Il microfono, caratterizzando un'ambientazione, non potrà mai riprodurre una spazialità assoluta od equivalente alla nostra esperienza del rapporto con le cose nello spazio, 
Filtraggi ed  ambientazioni astruse, contribuiranno ulteriormente ad allontanarci dall'evento originario registrato. 
 L'enfatizzazione del timbro,  legata all'ingrandimento determinato dal sistema di registrazione, indebolirà drasticamente l'ideale della possibilità di riproposizione di un suono naturale.
Perderà quindi di significato, nella ricerca di una riproduzione fedele, l'idea della riduzione o della perdita di alcune qualità fondamentali  del suono originario, in quanto già pesantemente alterate dal sistema di trascrizione.

E' plausibile, quindi,  un concetto di suono originario?

La sala da concerto, laddove nasce l'evento, arricchisce già essa stessa con il suo colore e con la sua particolare ed unica impronta la stessa performance originale.
Raramente o quasi mai un concerto è caratterizzato da quell'ambita neutralità, tanto ricercata come finalità di una corretta e credibile riproduzione.
Appare quindi un paradosso il concetto della perfetta apparecchiatura, ipoteticamente capace di riprodurre l' ipotetico evento originario.
Non solo questa apparecchiatura non esiste, ma ha ancor meno senso l'idea che la sua esistenza possa avere una funzione ed un significato.
Non può esistere il concetto di originalità di un suono e della musica!
Il suono di un'orchestra, la voce di un cantante, sono imprescindibili dalla firma a loro apposta dall'ambiente dove si sono espressi.
Non può esistere un suono disintegrato dall'ambiente in cui è stato prodotto, pertanto esso non è replicabile una seconda volta in un ambiente differente.
Potremmo paragonare il suono ai colori.
Esiste un colore in mancanza di luce?
Possono esistere in natura due condizioni luci identiche al fine di riprodurre due volte lo stesso colore?
La musica non è una cosa o un oggetto, la musica è un evento unico.
Riprodurre la musica non può quindi che equivalere alla proposizione di un nuovo, secondo evento,
che, in quanto secondo, non può non essere, necessariamente, differente dal primo.
Concetto lucidamente espresso dal filosofo greco Eraclito: niente si ripete due volte in modo identico, In un fiume non ci si bagna due volte nella stessa acqua.
E' quindi il puro concetto di bellezza , l'obiettivo da perseguire nel secondo evento di una riproduzione musicale, e,  non essendo l'arte una pedissequa riproduzione della natura, nulla vieta che una riproduzione , esattamente come nelle arti visive, possa coinvolgere l'ascoltatore in modo ancora più intenso ed evocativo rispetto all'evento originale.
La finalità di Un sistema di riproduzione audio dovrebbe quindi quella di creare un nuovo paesaggio sonoro, assecondando le necessità percettive dell'ascoltatore.

Una nuova orchestra con i musicisti rappresentati da qualsiasi cosa emetta, manipoli o produca uno stimolo sonoro.
Non soltanto una pura, a volte sterile, perfezione tecnica riconoscibile solo dagli esperti, ma, soprattutto,  un intimo piacere d'ascolto, spesso apprezzato maggiormente da ascoltatori più semplici.

W.A. Mozart non ha avuto timori di dichiarare apertamente di aver giocato d’astuzia col pubblico, utilizzando le alternanze o le sovrapposizioni di facile e difficile, di udibile e non udibile.
La sua finalità nel coinvolgere gli ascoltatori, è sintetizzata in una semplice frase, in una lettera al padre Leopold nel 1782:  

 ....Ci sono, nei concerti, passaggi da cui solo i conoscitori trarranno soddisfazione, ma in modo che i non conoscitori resteranno contenti senza sapere il perché.....

giovedì 2 maggio 2013

Franco Serblin Ktema: con entusiasmo, per l'entusiasmo.



Come può la ragione governare l'entusiasmo? Un poeta traccia dapprima l'ordito della sua opera; e la ragione guida la sua penna. Ma, se vuole animare i personaggi e infondere loro la forza delle passioni, allora l'immaginazione si accende e subentra l'entusiasmo; è come un corsiero che prenda la mano, ma corra lungo una strada regolarmente tracciata.

(Voltaire, Dizionario filosofico)


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Differenti condizioni logistiche impediscono, di fatto, la formulazione di un'esatta e scientifica trattazione dell'importante aspetto che riguarda il rapporto fra diffusore ed ambiente.
Le modalità di installazione in ambiente del mio progetto Ktema, non si discostano genericamente,dalle ormai universalmente accettate regole canoniche che prevedono una certa distanza del diffusore dalle pareti laterali e da quella posteriore alfine di preservare la correttezza timbrica, il senso della profondità e ridurre l'insorgere di eventuali colorazioni.
Non mancano certamente  trattazioni di ogni genere, facilmente consultabili, riguardo ogni parametro teorico sulla corretta installazione di un sistema di riproduzione musicale in un determinato ambiente.
Sarebbero però utili, a mio parere, alcune considerazioni filosofiche su quale debba essere la finalità di una buona installazione ed a quale ottimale risultato essa debba preludere, come pure, al di la di un'ovvia valutazione soggettiva, quale particolare obiettivo abbia  ispirato le scelte di alcune soluzioni tecniche del mio progetto.

Molti degli aspetti del progetto Ktema,  la guida d'onda per le basse frequenze, l'eliminazione del parallelismo delle pareti, la ridottissima sezione frontale , la scelta di quattro vie con due midrange, la particolare attenzione a soluzioni e dettagli apparentemente secondari come il crossover, i cablaggi, la componentistica passiva, sembrano, come dovrebbe,  essere stati finalizzati all'ottimizzazione o, quantomeno, ad una corretta  implementazione di oggettivi parametri elettroacustici.
La formale correttezza  di  ogni soluzione tecnica viene abitualmente  ritenuta come condizione necessaria per la ricerca di una equilibrata e lineare riproduzione del segnale, per la massima  precisione della ricostruzione spaziale, per la neutralità del bilanciamento tonale e per la massima raffinatezza del dettaglio musicale.
Il risultato è spesso un riproduttore di musica formalmente ineccepibile che potrebbe, però, essere giudicato da un certo tipo di ascoltatore come eccessivamente controllato, "troppo" serio !
Gli ascoltatori orientali preferiscono, abitualmente, sistemi di riproduzione che li coinvolgano emotivamente come l'abbraccio di  amico o un'amante.
Quando un appassionato giapponese discute di un componente audio, si esprime e si comporta  come un direttore d'orchestra con uno dei suoi musicisti.
Diversamente  un americano o un europeo, prioritariamente, sembra ricercare l'accuratezza e la precisione della riproduzione come condizione necessaria affinchè  se ne percepisca la verosimiglianza.
Con le espressioni "You are there" e "just like live",  gli occidentali esprimono  la sensazione di essere fisicamente presenti all'avvenimento, sensazione che associano all'estrema accuratezza della riproduzione.

Ma è realmente sufficiente una riproduzione accurata perchè si crei automaticamente un'emozione?
A mio parere, no.
Una fotografia non è necessariamente più coinvolgente di un dipinto.
Oggi, davanti ad una riproduzione musicale, un appassionato inconsciamente si chiede:
Sono emotivamente coinvolto dal messaggio musicale?
Ascoltare questa  musica mi provoca un particolare piacere ?
Che tipo, che qualità, quanta emozione il sistema di riproduzione riesce a trasferirmi?
Ecco, forse non  basta più  la sensazione di essere presente all'evento, non è più sufficiente che una riproduzione sia credibile e verosimile, è necessario che la musica  metta in comunicazione, attraverso l'esecutore, il cuore dell'ascoltatore con una realtà trascendente.
Nessun dato, nessuna caratteristica tecnica  potrà mai specificare se questo trasporto possa avvenire o meno.
Potremo acquisirlo soltanto emotivamente, attraverso un'esperienza diretta.
Forse risulta limitante, oggi,   progettare soltanto per l'accuratezza, per il dettaglio, per la precisione e per la linearità.
Nel migliore dei casi saranno soltanto questi i parametri che ,forse, riusciremo ad ottenere.
Espandere le priorità del progetto, progettare  per la bellezza e per il cuore, è un imperativo affinchè la verità fotografica lasci il posto alla verità emozionale, affinchè questa possa generare entusiasmo.
Nel riprodurre musica, ogni operazione, dalla scelta delle apparecchiature complementari alla modalità di installazione e quant'altro, dovrebbe essere esclusivamente finalizzata al raggiungimento dell'entusiasmo, mio originario e prioritario obiettivo.

Franco Serblin