Scopri, se la sai fare, che il sistema compie errori di ampiezza infinita a causa della non invarianza OVVERO del mascheramento, che il dominio del tempo e quello della frequenza non sono rappresentazioni equivalenti (tolto questo pilastro CASCA IL MONDO, se entiende cosa vuol dire), le misure SONO ESTRANEE, non che sbagliano, non si possono proprio fare, l'intera FISICA si chiama fuori.
Cose da annichilire anche le statue di sale dal momento che qualcuno SCIENTIFICAMENTE comunica e dimostra ciò; questi invece si dedicano al Deep stereo ed amenita varieeconnesse misure e CORRELAZIONE con l'ascolto incluso.
Io ho individuato gli errori sistematici che qualsivoglia sistema compie nel riprodurre i suoni musicali e sto indicando le tecniche per ridurre questi errori, il risultato prestazionale, a quanto è dato di conoscere, dipende solo dal livello a cui ciascuno si vuole spingere; poichè il tema tecnico omnicomprensivo di tutto è ridurre i tempi di esistenza dei suoni al loro valore originario e a partire da lì costruire una storia spazio temporale che conferisca al segnale il massimo della coerenza e congruenza, ancora non è dato di vedere dove si colloca il FONDO!
Siccome alcune tecniche sono molto invasive dell'ambiente (ancorchè imprescindibili) la decisione di attuarle dipende anche da fattori estranei alla prestazione pura; per fare un esempio se uno indica come fare una macchina da corsa l'altro può obiettare che la sua auto deve avere quattro posti e che deve portarci a spasso la famiglia; nascono due mondi pressochè incomunicabili ove se uno pretende di portare a spasso la famiglia con una formula tre lo prendono per pazzo mentre se pretende di mettersi a correre con la berlinona oltre che preso per pazzo fa pure ridere.
La metafora delle auto da corsa è facilmente estendibile anche dal versante dei costi.
Una giornata in pista con una vettura da trofeo turismo nazionale costa oltre diecimila euro; perchè qualcuno spende quei soldi?
Perchè invece di andare a spasso si mette a girare in tondo e non vede neppure il paesaggio e rischia di farsi male?
E' necessario ripartire da zero.
Non perchè la distorsione non sia importante in assoluto ma perchè prima che il fenomeno distorsivo abbia una importanza rispetto ai fenomeni di ampiezza infinita causati dal mascheramento per suono correlato occorrerà avere in casa almeno cento Kg di feltro variamente modellato e posizionato.
Occorre ripartire da zero.
Ad esempio sviluppando una branca dell'acustica tecnica che si occupi di riproduzione dei suoni musicali; tutta l'acustica tecnica nota si è occupata di sonorizzazione degli ambienti (chiusi o all'aperto) e tutto quanto acquisito non serve a nulla (cosa MI importa di quello che succede ad un metro da dove ascolto IO?).
Occorre ripartire da zero.
Ad esempio affinando le metodologie di ascolto e portando alla luce i meccanismi di inganno; solo all'ascolto ACCADE CHE SI FORMI LA SENSAZIONE SONORA, prima non accade NULLA!
Voglio dire che se questi sono i miliardi di atleti alla partenza questo è l'erdine di arrivo?
Nuove categorie di osservazione dei suoni musicali devono essere formulate ed i vecchi arnesi gettati nel secchione dell'immondizia, cancellando ad esempio vocaboli e concetti legati alla focalizzazione, macro e micro dinamica, dinamica, velocità e compagnia bella e ricominciando ad osservare i sistemi secondo questi due principali criteri: ascolto il suono degli strumenti o strumenti che suonano?
All'interno di queste categorie di osservazione c'è la congruenza dell'evento spazio temporale attraverso l'osservazione di quanto i suoni appartengono allo strumento che li ha prodoti e se questo strumento è sempre lui o cambia faccia ad ogni nota.
Se quando canta Ella percepisco qualcosa di come è fatto il suo animo, bene, altrimenti non vale neppure la pena di stare a sentire e cosi per l'interpretazione di ogni musicista!
Le tecniche sviluppate sono applicabili a qualsiasi impianto, la prestazione dipenderà, ma mi sembra scontato, da quanto estesamente le applico.
L'aereodinamica è una scienza che fornisce metodologie e mezzi, più ne approfondisco la conoscenza e ne metto in atto i dispositivi più ottengo risultati.
Posso anche trascurarla completamente, chi me lo PROIBISCE? o detto in altri termini: chi può obbligarmi a mettere un alettone sulla mia vettura da passeggio?
I personali artifici cerebrali che ciascuno genera quotidianamente non hanno la valenza negativa che sembri attibuirgli: noi siamo quello, generatori di artifici cerebrali cioè creatori di realtà, di giudizi e di valori; tutta l'attività si svolge sotto la diretta ed unica responsabilità personale!
Per il resto non mi piace il termine filosofia applicato a cose che, giuste o sbagliate, sono da considerare di scienza tecnica!
Ma....sottopongo incidentalmente a riflessione......allora l'Arpa, la chitarra classica non hanno dinamica?
Quando introdurremo nei nostri ragionamenti la DINAMICA ESPRESSIVA in cui la variazione di intensità sonora è solo ACCESSORIA?
La SONORITA' degli strumenti descrive e ricomprende TUTTA LA DINAMICA esistente nei suoni musicali; le strutture armoniche ricomprendono e descrivono MOLTO MEGLIO la risposta in frequenza che di per se è priva di SIGNIFICATO con i suoni musicali (vogliamo misurare o rappresentare la risposta in frequenza di una tromba, di un timpano?).
Adesso è invalso il concetto della entrata in coppia dell'impianto, mutuando dal gergo automobilistico; una botta di accelerazione per tornare indietro (si dovrebbe dire frenare se andassero avanti......ma.....questi corrono indietro da un pezzo) ad una maggiore barbarie ed incultura.
Poi parlano pure di musica, quando si tratta di DIROTTARE, ed allora l'interpretazione cosa è se non DINAMICA ESPRESSIVA e CONGRUENZA nel racconto musicale?
Si dovrebbe discutere a fondo, continuamente sul cambio di prospettiva, non so di fatto quanto sia penetrato il concetto, la differenza tra il suono di uno strumento ed uno strumento che suona.
oggi si può fare, ma posso anche solamente ipotizzarlo, di costruire perfettamente il suono di un violino con tutte le sue armoniche e tutti i suoi inviluppi; quello che nessuno al mondo potrà fare mai e produrre artificialmente uno strumento che suona; la differenza tra i due è la DIVERSA STORIA SPAZIO TEMPORALE CHE PRODUCONO.
La storia spazio temporale consiste in una SEQUENZA che ha l'infinito sincronismo prodotto dall'ambiente dove il suono evolve e l'infinita CONGRUENZA della realtà di prima generazione che non viene "mai" contraddetta.
(il mai si applica in realtà ai soli ambienti stato dell'arte ove l' infinita congruenza si assume "per definizione").
La sequenza è caratterizzata e costruita con i singoli tempi di esistenza.
In riproduzione il compito, che definito il da farsi appare pure "facile", è non alterare i tempi di esistenza e nel portare il segnale all'orecchio nel costruire una storia spazio temporale ove sia prevalente l'informazione primaria e dove ci sia la minima incongruenza.
______________________________________________________________________________________________________________________
L’analisi dei sistemi suonanti può essere fatta solamente attraverso l’osservazione fenomenologia la quale deve ancora essere costruita nelle categorie di osservazione e nelle modalità di formazione dei giudizi di valore e che deve essere effettuata al riparo dagli errori metodologici di osservazione, al riparo dagli errori sistematici (pregiudizi, aspettativa et similia) nonché dei disturbi accidentali (hai detto fischi!).
Non esiste, da che è dato sapere, nessuno studio relativo all’osservazione sistematica del suono musicale riprodotto, peraltro le variabili di sistema sono veramente tante e vanno dallo stato psicofisico del momento dell’ascolto, alla cultura individuale, alla conoscenza tecnica dei sistemi, alla reattività emotiva, al gradimento del programma musicale etc.
Mi permetto di dire che se anche tale ricerca fosse stata condotta avrebbe oggi poco senso alla luce degli errori di sistema imputabili a tutti i sistemi noti talché la dispersione dei risultati sarebbe stata irrecuperabile.
Una altra verifica indiretta che nulla è stato realizzato deriva dalla considerazione che oggi avremmo dovuto avere la definizione di ALCUNI ambienti, mezzi e tecniche di trattamento acustico adatti alla riproduzione dei suoni musicali mentre abbiamo solo qualcosa che riguarda le proporzioni dell’ambiente e le tecniche ed i mezzi per variare i tempi di decadimento del suono, entrambi estrapolati senza alcun criterio dagli arnesi della acustica tecnica convenzionale che nel caso di RIPRODUZIONE dei suoni musicali non è idonea a fornire soluzione alcuna.
Peraltro gli stessi criteri con cui si deve progettare e verificare un ambiente per l’ascolto della musica dal vivo sembrano del tutto mistificati e misconosciuti tanto che osserviamo la costruzione di auditorium con ettari di superfici esposte della stessa tipologia costruttiva, posti entro strutture vive e suonanti a cominciare dalle pareti e per finire ai sistemi di distribuzione dell’aria condizionata.
Il risultato finale è che l’ascoltatore deve cambiare la sua estetica del suono!
Una delirante ignoranza!
Gli argomenti sono difficili ma sarebbero anche facili se ci si potesse mettere di fronte allo stesso impianto e scambiare osservazioni o raccogliere in modo sistematico elementi pre- classificati, a partire da protocolli che definiscano le condizioni di ascolto e quelle al contorno (programmi musicali graditi e non graditi etc.)
Ripetuto che prima dell’ascolto NON ACCADE NULLA, una cosa cosi ovvia e cosi violenta per chi vuole continuare a fare misure e trovare correlazioni da essere costretto a negare che accada qualcosa all’ascolto che la fisica non dica debba accadere, passo a proporre un argomento di osservazione e discussione: come definiamo, quando e come osserviamo il silenzio all’interno del suono musicale, sia dal vivo che in riproduzione.
Ci servirà per stabilire se è più silenzioso il vinile o il CD e servirà per tentare di capire cosa non va nel CD e affini.
L’occasione verrà buona, ma non mettiamo troppa carne al fuoco, per cercare di capire perché uno strumento o un ambiente di ascolto ci appare migliore di un altro.
Un indizio è doveroso fornirlo anche se forse vi dirà poco, il silenzio dipende da due tipi di rumore, il rumore correlato ed il rumore avulso ( o estraneo al suono).
Si distingue il rumore avulso (il gracchiare) dal rumore per suono correlato quella sorta di ottusità del suono osservabile ad esempio nel CD che provoca una sorta di irritazione nel non poter distinguere in quale mondo esiste il suono prodotto e che conduce (che mi conduce fino al punto di non coglierne la ragione di esistere di quel tipo di suono).
L'ottusità del suono, la mancanza di un silenzio intrinseco è altresi osservabile in quegli ambienti dal vivo dove il suono si accavalla senza mai poter esistere liberamente sia nelle singole parti che nella fusione d'insieme perchè il suono che sopravviene gli toglie lo spazio ed il tempo vitale.
E' chiaro che tali concetti hanno bisogno di uno scambio di esperienze poichè facilmente ciascuno intende cose diverse a partire dalla medesima parola; questo è uno degli sforzi da compiere per potere scambiare sensazioni di ascolto prodotte da mezzi e condizioni le più diverse tra loro altrimenti si resta nella torre di babele attuale alla costruzione della quale hanno contribuito tutti ma con responsabilità assai diverse.
Divagazioni a parte io proporrei un punto fermo nelle osservazioni e riflessioni: il silenzio è un attributo che è connaturato alla PRESENZA del suono, non alla sua assenza.
Il silenzio è rilevabile altresi come modalità di descrizione dello spazio da parte del suono, più percepisco uno spazio limpido e più associo a detta percezione una sensazione di silenzio.
Se dal vivo qualcuno tossisce il rumore estraneo non altera la natura del suono ne dell'ambiente quindi il disturbo accidentale non interviene a definire la caratteristica costitutiva di entrambi.
Un modo per giudicare il silenzio può essere quello di osservare come si percepisce il suono che si aggiunge a quello esistente; se il suono che si aggiunge provoca fenomeni di saturazione della sensazione sonora, difficoltà di percezione di uno spazio organizzato, l'accecamento momentaneo di alcune parti del suono allora siamo in una situazione di rumore per suono correlato molto vicino ad annullare il silenzio all'interno del suono.
Un formidabile mezzo di osservazione della fenomenologia collegata al rumore per suono correlato ovvero al suo opposto concetto di silenzio è l'MP3 in cui l'eliminazione pressochè totale dell'ambiente dove i suoni sono esistiti e l'eliminazione pressochè totale del rapporto tra i suoni all'interno del loro tempo di esistenza fanno percepire il suono come privo di silenzio interno.
Se suono una chitarra di pregio percepisco lo svolgimento delle parti più intricate, più affollate senza la costipazione, senza la confusione che osservo in uno strumento di pregio inferiore; il pregio, la qualità la attribuisco proprio a questa capacità di produrre suoni che non si coprano l'uno con l'altro e che in virtù di tale caratteristica mi appaiono più sonori più capaci di produrre una sensazione sonora e di produrre più variazioni espressive.
Un siffatto strumento è definibile come più silenzioso di un altro.
Più è capace di produrre un suono forte in tutte le sue combinazioni ed espressioni e più è definibile come ricco di silenzio intrinseco ovvero privo di rumore per suono correlato; un suono con più silenzio mostra infine una ulteriore caratteristica osservabile: svanisce, è inafferrabile, vive e non c'è più con un passaggio insensibile ovvero senza un confine netto e senza che si possa fermarne l'attimo di esistenza.
Il silenzio del CD può essere messo in relazione (osservato e descritto) con riferimento al silenzio del suono dal vivo.
Il problema è: sappiamo definire il silenzio e farlo diventare un elemento di scambio di esperienze e di giudizi?
Sapete cosa ci uscirà alla fine?
Il concetto di congruenza!
Il silenzio si porta dietro il concetto di dinamica (micro e macro, vanno sempre assieme come cric e croc, chissà chi è il padre di questi due!)
Il maggiore o minore silenzio associato al suono è l'elemento che definisce interamente la qualità dell'evento musicale sia naturale che riprodotto, non affrontare questo argomento significa rinunciare a capire il mondo dei suoni.
______________________________________________________________________________________________________________________
Vibrazioni, rigidezza dinamica, molle e coni
La modalità di vibrare delle strutture (box, altoparlante , ambiente etc.) dipende dalla loro forma (shape) che determina i modi propri di vibrare (mode), li metti assieme e ne fai sistema e ti ritrovi “mode shape system” ovvero moss.
Le modalità di vibrare dipendono dalla reazione d’inerzia che le singole parti della struttura scambiano tra loro e dai collegamenti con il mondo esterno che fornisce la reazione d’inerzia MASSIMA (detto più precisamente con il più ampio spettro in frequenza trattandosi di forze ad andamento alternato) in corrispondenza di un accoppiamento strutturale di rigidezza infinita e MINIMA in condizioni di perfetto isolamento.
In realtà ogni accoppiamento avviene tramite un elemento elastico (molla) di tipo concentrato (in prima approssimazione; ad esempio una punta conica) o un elemento ad elasticità distribuita ( la parete inferiore del diffusore).
Ogni variazione delle condizioni di vincolo del diffusore produce una variazione delle modalità di vibrare, il mondo esterno inoltre è collegato al diffusore attraverso un notevolissimo numero di molle quali ad esempio: solaio, struttura in cemento armato, terreno di fondazione.
Ogni variazione delle modalità di vibrare produce variazioni di entità fino ad infinito ovvero fino alla interdizione di porzioni di segnale presente ai morsetti del diffusore attraverso il meccanismo del mascheramento, da cui discende la sconfinata casistica che osserviamo!
Se le modalità di vibrare che si realizzano vanno a privilegiare alcune frequenze sia in ampiezza che in durata queste sono suscettibili di coprire (mascherare) altre frequenze che sono nei dintorni.
Qui accade il più subdolo e più esteso fenomeno di INGANNO: il sistema può apparire come migliorato!
La messa in evidenza di una parte rispetto al tutto mi fa percepire alcune cose come più incisive, come più risolte, mi porta delle cose NUOVE rispetto alla situazione precedente; la percezione di qualcosa che prima non c’era all’ascolto è sempre giudicato come un MIGLIORAMENTO da cui discende l’infinita ed incontrollabile casistica di errori di scelta.
Allora come bisogna comportarsi?
Esiste un SOLO MODO, e via tutte le teorie e filosofie d’accatto, occorre fare si che il sistema compia il minor numero di errori possibili, ovvero che la struttura del diffusore vibri il meno possibile ovvero che si muova solo la membrana dell’altoparlante (e questo è solo il punto di partenza!).
Per realizzare al meglio l’obiettivo occorre intervenire sul disegno strutturale del diffusore; per un diffusore esistente occorre intervenire sulla sua capacità di vibrare riducendola quanto più possibile ovvero ISOLANDOLO DAL MONDO ESTERNO.
Cooooooomeeeeeee!!!!!!!!!!!
Per mezzo di una sospensione elastica a frequenza subsonica; 5 euro di elastici signori…… 5 euro per la più grande rivoluzione nella scienza della riproduzione dei suoni musicali: il confinamento inerziale dei tempi di esistenza (chissà che me pareva!).
Con l’espressione di Lino, ironia della sorte, sospendi il sistema con un elastico e quello smette di funzionare a reazione elastica e si mette a funzionare a reazione d’inerzia (totale) !
Le molle ad aria…………………….costano troppo……………..ma cinque euro non sono troppo!
E l’immondizia uscita dai cervelli dello scarico delle vibrazioni, dell’isolamento orizzontale ed accoppiamento verticale quanto la pagate?
Qualunque cosa abbiate comprato avete comprato molle senza che lo sapeste ne voi ne il venditore!
SONO TUTTE MOLLE, si distinguono solamente per la frequenza fondamentale propria e per lo smorzamento intrinseco del materiale e già che ci siamo uno smorzamento maggiore produce danni più gravi.
- non c'è nulla da scaricare, tanto si scarica e tanto si ricarica, si deve parlare in termini di regime vibrazionale e del contenuto spettrale della vibrazione.
- le vibrazioni interne al sistema si riducono impedendo al sistema di vibrare o attraverso il disegno strutturale (facile eh!) o/e attraverso la riduzione degli scambi di forze (dinamiche ovvero vibrazionali con il mondo esterno) ovvero isolandolo dal mondo esterno a frequenza la più bassa possibile
-l'unico modo di isolare un corpo è sospenderlo elasticamente a frequenza
bassissima.
L'unico modo?
L'unico!
Modo?
Modo!
Ironia della sorte se vuoi far cessare il funzionamento a reazione elastica e le relative vibrazioni in banda audio devi collegarlo al mondo esterno elasticamente a frequenza subsonica; in tal modo si mette a funzionare a reazione d'inerzia!
-tutto quello a cui puoi dare un nome al mondo fisico è una molla (meno il talco che è anelastico)!
l'unica differenza tra le diverse molle è la frequenza propria di vibrare e lo smorzamento della vibrazione, naturalmente nostro Signore ha fatto si che un minore smorzamento sia più favorevole all'isolamento (e te pareva!)
- materie come meccanica razionale e concetti come reazione d'inerzia e immobilità relativa in banda di riferimento sono un poco ostici (astici? no ostici....insomma non sono aragoste!)
-sempre con riferimento al nostro creatore Egli ha voluto che tutto il mondo funzionasse a reazione d'inerzia!
Allora cosa è meglio?
La frequenza propria del sistema, ha affermato giustamente il tuo amico non varia con la pressione interna, varia solo in funzione del volume di espansione.
Poichè il volume di espansione si calcola in funzione dell'area del pistone equivalente si deve aggiungere, anche se i testi di fisica non si dilungano, che quando il "pistone" è costituito dalla superficie libera di una membrana, la sua area può variare in funzione della pressione interna perchè la membrana va ad "incollarsi" più o meno estesamente al disco di spinta che sostiene il carico.
Insomma più difficile a dirsi che a capire che non è un problema!
Non capisco a cosa gli serve il K della molla.
La rigidezza K comunemente intesa come rapporto tra carico e deformazione (abbassamento o cedimento), per una molla ad aria non è definibile poichè la molla ad aria è definita anche come sistema a cedimento zero ovvero non si ha abbassamento sotto carico ed anzi si può realizzare un sollevamento del carico aumentando la pressione all'interno!
Quindi la molla ad aria è definita solo attraverso la sua frequenza fondamentale di risonanza.
Analogamente non capisco perchè vuole calcolare la pressione interna di lavoro in funzione del carico, al massimo gli può servire calcolare quella massima ma questa dipende dalla implementazione della molla ovvero dallo spessore della membrana.
Le molle ad aria professionali vengono fatte lavorare a sei atmosfere, quelle in uso sui mezzi pubblici e grandi mezzi per il trasporto di materiali o sulle autovetture lavorano a centinaia di atmosfere; le molle moss sono dimensionate per lavorare ad una atmosfera al massimo carico nominale anche se possono lavorare anche a pressione doppia.
Per altri chiarimenti...sono qui!
La pressione necessaria è quella per far galleggiare l'apparecchio; la pressione in ogni molla sarà differente perchè differente è il carico che insiste su ciascuna.
Quella di adattarsi a qualsivoglia distribuzione del carico è una delle carte vincenti delle molle ad aria.
Anche qui una notizia incidentale: TUTTE le basi sismiche al mondo sono sospese su molle ad aria; le basi sismiche vengono impiegate in molti campi delle ricerca e della tecnica (olografia) ove la possibilità di osservare i fenomeni è legata alla capacità della base sismica di tenere fermi di moto relativo le cose da osservare; ferme al livello dei millesimi di micron a tutte le frequenze!
In campo audio FORSE (il forse ce lo lascio) siamo anche oltre tali NECESSITA'!
Non si è ancora INTRAVISTO il fondo dell'abisso toccato il quale un ulteriore isolamento ovvero conquista di immobilità relativa non apporti vantaggi all'ascolto!
Una precisazione: quelle dell'Eldorado sono molle-serbatoio, quelle di normale produzione hanno il serbatoio indipendente collegato con un tubo aria al corpo molla; il serbatoio può essere posizionato alla distanza desiderata per nasconderlo ma è comunque tecnicamente meglio tenerlo vicino alla molla.
Il cono trasferisce in modo formidabile le vibrazioni perchè sulla punta la pressione va alle stelle e l'accoppiamento è perfetto!
Bene!
E a lui le vibrazioni da scaricare chi le trasferisce?
Attraverso cosa?
Vengono trasferite al cono attraverso la superficie di base........ma se detta superficie è idonea a raccoglierle perchè non dovrebbe essere idonea a trasmetterle?
Allora dovremmo mettere dei cilindri sotto gli apparecchi!
E perchè no?
In ogni caso se occorre un elemento molto rigido per trasmettere le vibrazioni su tutta la banda audio cosa conviene fare per aumentare la rigidezza?
Allora vediamo ............nella formula che fornisce il K, coefficiente di rigidezza, al denominatore c'è l'altezza del cono (o cilindro) dunque più riduco l'altezza e più il sitema è rigido.
E se l'altezza la porto a zero?
Ottengo una rigidezza infinita!
Il cono più rigido che esiste in natura è quello CHE NON C'E?
Una lettera di tale tenore inviata a chi so io per confutare il relativo articolo apparso sulla rivista non è mai stato pubblicata; nell'articolo di che trattasi quello era lo sfondone più piccolo, il più grande era quello di considerare il cono come costituito da massa e molla (giusto!) ma considerato come UNICA "macchina" esistente e non come " macchina" che si AGGIUNGE a quella con cui va ad interagire!
Se il cono lo AGGIUNGO vedo subito che il sistema riduce la sua rigidezza dinamica, lo vede anche un bambino sfuggito alla scuola dell'obbligo: non si può aumentare la rigidezza aggiungendo una cedevolezza piccola a piacere; se non aggiungo nulla ho il massimo!
INCREDIBILE!
_____________________________________________________________________________________________________________________
Diffusori
L'argomento più importante, immediatamente successivo al primo, riguarda il numero di VOCI con cui immettiamo i suoni in ambiente:
Due diffusori: nell'uno c'è l'informazione dell'altro con una intensita corrispondente alla diafonia.
In un diffusore a tre vie (il tre vie è imprescindibile come vedremo in altre discussioni) abbiamo tre voci che ripetono la stessa canzone a meno della attenuazione al variare della frequenza prodotta dai filtri.
Ogni altoparlante emette due onde, anteriore e posteriore; l'onda posteriore viene immessa in uno stanzino davvero piccolo piccolo, li combina sfracelli e noi la riascoltiamo fuoriuscita dalla membrana che è trasparente.
Ergo: COSA ca**o CI STA A FARE il diffusore se non a produrre danni........ma.......eliminarlo ed emettere a dipolo E' PEGGIO!
L'onda posteriore eccita i modi di vibrare della struttura del diffusore, ogni parete diventa un altoparlante che emette nello spazio in modo incontrollato ed inconoscibile, ogni parete emette un'onda anteriore ed una posteriore.
Di fatto ogni diffusore è trasparente alle basse frequenze, proprio li dove giustifica la sua esistenza.
AZZ!
6+6+12+12=36....siamo a trentasei voci.....e almeno gli fosse arrivato il segnale giusto!
Abbiamo due diffusori perfetti.
Il suono che emettono dobbiamo "portarlo" agli orecchi che poi lo trasmettono al cervello che ci fa sopra i suoi SALTI MORTALI.
Come immettiamo i perfettissimi suoni in ambiente?
Sdraiamo i diffusori a guardare il soffitto?
Perchè no?
Ne mettiamo uno davanti ed uno di dietro? (fossimo donne di mondo....pure ...anche!)
Perchè no?
Li dividiamo in due la parte che emette i bassi la mettiamo in cucina, che si sente meglio, e l'altra in salotto che occupa meno spazio?
Perchè no?
E se il suono è emesso da diffusori che non sono perfetti?
E che vuol dire diffusore perfetto?
Da quando il suono lascia i diffusori comincia il regno della non invarianza, la FISICA non centra più, si hanno fenomeni di ampiezza infinita nella percezione, sadda descrive tutto nel dominio del tempo, me gabido de no gabido.....dige moreddo....si combatte col CAOS scatenato da onte lunche e onde corte, anche in assenza di sparampazza, onde laonde per cui poscia......l'omo audiofilo SOFFRE!
I diffusori emettono una quantità di suoni secondo ampiezze e direzioni incontrollate e di numero inconoscibile a causa della loro capacità di vibrare.
Naturalmente gli altri perchè i capi indiani hanno già detto: AUGH!
I capi hanno rigidezza dinamica infinita in banda di lavoro ovvero per la prima ed unica volta al mondo a muoversi è solo la membrana dell'altoparlante.
E chi vuole fare il bis DEVE COPIARE perchè non ci sono altri modi!
Di tutte le misure che ....NON SI POSSONO FARE.... i nostri scienziati hanno fatto quella in asse ad un metro IN AMBIENTE ANECOICO O ANECOICO SIMULATO cioè ESCLUDENDO L'AMBIENTE.
ECCHECCAZZO!
Se gli chiedi a cosa ca**o serve, LORO STESSI ti ripondono....a NULLA!
I diffusori emettono un'onda posteriore che evolve entro il box oppure direttamente in ambiente; segnale utile e segnale di errore PARTONO con la stessa FORZA, i (i) sfracelli sono difficilmente RACCONTABILI.
Il suono registrato che contiene già l'evoluzione spazio temporale nell'ambiente di origine, DEVE evolvere di nuovo nell'ambiente di riproduzione: l'interferenza tra i due ambienti combina sfracelli difficilmente raccontabili.
Allora: riduzione del numero delle VOCI emesse, a cominciare dall'onda posteriore; controllo dell'emissione e controllo della ricezione, massimizzazione dell'informazione primaria e riduzione dell'informazione secondaria.
E si COMINCIA!
Tralascio le questioni relative all'effetto doppler e quelle legate al rapporto tra dimensione della membrana e lunghezza dell'onda; ribadisco solo che un altoparlante da 17 cm è IL PIU' GIGANTESCO che si può mettere in campo per SPERATE di riprodurre i suoni musicali.
....dopo aver convissuto per tranta anni con altoparlanti del diametro di 76 cm (Patricia Electrovoice) di cui i due diciassettastici riproducono con la stessa POSSANZA le parti basse dell'orchestra sinfonica.
La differenza tra i due?
Non sono differenza che attengono ai componenti ma sono differenze di SISTEMA, una differenza di trenta decibel in meno di mascheramento e l'effetto dela modellizzazione a componenti perfetti ovvero l'eliminazione degli errori SISTEMATICI, ovunque e comunque siano presenti.
Un altoparlante di dimensioni superiori a 17 cm NON E' COMPATIBILE
I problemi di tutti i diffusori sono due: il controllo della risonanza fondamentale della membrana e la separazione dell'onda anteriore da quella posteriore.
Il primo problema che ha cosi fortemente impegnato le menti di tutto il mondo è da considerare risolto.
Che significa risolto?
Significa che se conosci la materia fai tutto quello che vuoi e di più.
Il problema della separazione tra onda anteriore e posteriore è un pochino più tosto ed inoltre non ci si aplica nessuno.
A bassa frequenza la struttura del box è trasparente; la parete di legno del diffusore non costituisce una barriera alla fuoriuscita dell'onda posteriore, è come se non ci fosse ecco perchè ho affermato che di fatto funzionano tutti a dipolo.
Affinchè la parete non sia trasparente essa non deve vibrare ed inoltre deve avere una elevata capacità di riflettere il suono incidente (che è poi quasi la stessa cosa).
Oltre che la singola parete non deve vibrare l'intero box con tutta la complessità della sua struttura ed allora neppure i miracoli nelle condizioni attuali!
Il capo indiano ha una struttura in fusione di alluminio dello spessore di 30 mm a forma di tronco di cono con la base piccola rivolta verso l'ascoltatore.
Invece che sei pareti vibranti ( abbiamo di fatto altre dodici voci che emettono suoni in ambiente in modo incontrollato e pressoche inconoscibile per la filtratura che ciascuna effettua sul segnale che la eccita) ne rimane una sola che essendo curva è ulteriormente rigida.
Alla fine della storia i primi modi di vibrare della struttura sono superiori alla banda di lavoro del woofer, si consegue in tal modo una rigidezza dinamica infinita in banda di lavoro ovvero si muove solo la membrana ovvero la parete del diffusore non riemette ovvero riesce a formare una barriera che separa l'onda anteriore da quella posteriore.
Non lo fa tuttavia per tutto lo spazio dell'ambiente domestico ma la soluzione finale, non ancora sperimentata è l'immissione dell'onda posteriore all'esterno dell'ambiente d'ascolto eliminando in tal modo una causa di errore che in origine è della stessa dimensione del segnale utile.
Attualmente l'onda posteriore è massimamente assorbita mediante trappole acustiche all'interno del diffusore mentre quella parte che emerge posteriormente dal diffusore è ulteriormente controllata mediante trappole acustiche in feltro anch'esse molto efficaci a bassa frequenza (alcune foto sono postate ne 3d).
Insomma anche nelle condizioni fin qui realizzate l'onda posteriore fa una quantità di danni molto ridotta e comunque senza paragone a tutto quanto noto.
La modellizzazione completa del diffusore, modellizzazione a componenti perfetti è ancora più complessa e pone ulteriori problemi che vengono affrontati e risolti mediante le tecniche di controllo dell'emissione e controllo della ricezione dei suoni.
Senza passi nelle direzioni indicate la storia dell'hi-fi è finita; la modellizzazione a componenti perfetti mostra una quantità ed entità di errori sistematici che se non vengono rimossi non consentono l'avanzamento delle prestazioni.
La modellizzazione a componenti perfetti è forse la cosa che fa più "paura" agli addetti ai lavori, primo perchè non averla significa non saper neanche balbettare secondo perchè per averla significa dover ripercorrere la strada moss ovvero essere arrivati secondi!
Modellizzazione a componenti perfetti, vale per tutti i componenti dell'impianto; prendi ad esempio un altoparlante perfetto, risposta piatta fino a un milione di Hz e fase zero, immagina di averlo.....( imagine, John Lennon)....... e prova a vedere quali errori compie ancora quando emette i suoni.
Ogni errore ha un rapporto rumore su segnale di ampiezza infinita, matematicamente infinita, non solo come effetto possibile sulla sensazione sonora!
Se ci riesci ti diverti.........è troppo forte!!!!!!!!!!
• struttura in fusione di alluminio dello spessore di 30 mm a forma di tronco di cono interamente sospesa su molle ad aria a frequenza di 1 Hz;
• i primi modi di vibrare della struttura sono superiori alla banda di lavoro del woofer, in tale modo si consegue una rigidezza dinamica infinita in banda di lavoro; l'unica cosa a muoversi è la membrana realizzando la condizione assiomatica della traduzione dei segnali forniti al diffusore;
• il campo acustico posteriore è a simmetria assiale, la membrana dell’altoparlante subisce il minor numero di deformazioni asimmetriche; l'onda posteriore è massimamente assorbita; nella realizzazione estrema viene convogliata all'aperto per evitare massimamente l’interferenza con l’onda anteriore;
• il diffusore non produce il “vobulare” costituito dalla evoluzione dell’onda posteriore dentro i box di tipo convenzionale; il suono che si produce dentro il box fuoriesce dalle membrane degli altoparlanti che sono trasparenti al suono;
• il diffusore è strutturato per realizzare il controllo dell'emissione dei suoni, in corrispondenza si realizza nella zona di ascolto il controllo della ricezione al fine di incrementare l’informazione primaria (quella contenuta nel segnale registrato) e ridurre quella secondaria (quella prodotta dall’evoluzione del suono nell’ambiente di ascolto); per motivi che in questa sede è lungo e complicato spiegare, l’ambiente di ascolto DEVE ESISTERE ovvero è da escludere tassativamente il ricorso ad ambienti anecoici;
• il diffusore non produce alcuna rifrazione, diffusione o riflessione del suono, esso è quasi completamente invisibile all'onda sonora che evolve nell'ambiente di ascolto; in associazione al trattamento acustico circostante vengono eliminate tutte le sorgenti virtuali che nascerebbero al crearsi di detti fenomeni; per questi ed altri motivi il diffusore compie il minor numero di errori nella immissione dei suoni in ambiente.
La membrana dell'altoparlante si rapporta con la lunghezza d'onda del suono che riproduce.
Il tweeter ad esempio ( tagliato a 3500 Hz per comodità di calcolo) emette suoni con lunghezza d'onda da 10 a 2 cm.
Se la membrana è estesa ripspetto alla lunghezza d'onda il punto di emissione non è più unico; suoni emessi da più punti distanti tra loro arrivano secondo percorsi diversi all'orecchio con insanabili problemi di interferenza che danno luogo a cancellazioni e rinforzi del suono.
L'impianto RIPRODUCE i suoni registrati; il diffusore deve emettere la SEQUENZA di segnale acustico così come pervenuta al microfono.
Quando il diffusore immette i suoni in ambiente ACCADE UN NUOVO EVENTO SPAZIO TEMPORALE cioè mentre si svolge il RACCONTO dell'evento spazio temporale registrato, ad esso se ne SOVRAPPONE un altro con effetto di caoticizzare l'informazione e diluire la sensazione sonora.
La evenienza della sovrapposizione di due eventi spazio temporali ESCLUDE TUTTA L'ACUSTICA TECNICA NOTA dal poter fornire soluzioni!
Non per incapacità assoluta e costitutiva ma per incapacità contingente NON AVENDO MAI AFFRONTATO I PROBLEMI DA DETTO VERSANTE!
Occorre allora massimizzare l'informazione contenuta nel primo evento e ridurre ( controllando l'emissione e schermando la ricezione dei suoni) l'informazione secondaria, quella dovuta all'ambiente.
Lorenzo Russo