martedì 25 agosto 2009

Misura della natura, Natura della misura





Often her content is nature taking over what she calls "human constructs.

What could be more satisfying than that, seeing nature recuperate from humans?
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I Grandi Maestri dell'Esoterismo (rarissimi, invero, in mezzo ad un "mare" di ciarlatani...ed anche questo è un bene, perchè è richiesta la capacità di discernimento) di tutte le epoche hanno speso diverso tempo, cercando di far intendere ai più la "famosa frase": "osserva la Natura".


L'osservazione della Natura avviene attraverso i sensi.
L'uomo non ha a disposizione altri mezzi, per interagire, per indagare, per conoscere...

Gli input sensoriali vengono poi elaborati dal cervello.

Quindici o venti anni or sono (non saprei più indicare precisamente quanto tempo sia passato, chiaramente...), ricordo di aver intrapreso una discussione con uno di quegli amici "artisti" (di cui sopra parlavo).

Succedeva spesso al "piccolo caffè" (e succede ancora), denominato il "caffè degli artisti" (e per questo magari "evitato" da una certa "cerchia", che preferisce gli altri bar, più "classici", più largi, magari anche molto più "chic" o "trendy").

Si parlava di colori.
Ed io, fiero, sfoggiavo l'atteggiamento "tecnicista" (simile a quello che si osserva sovente nell'ambito hi-fi, ieri come oggi).

"I colori non esistono", dicevo...
Sono radiazioni elettromagnetiche.
Lunghezza d'onda, frequenza...
L'uomo le traduce e le vede come colori, ma è un artifizio, un inganno.
La realtà, la fisica, dicono che sono radiazioni elettromagnetiche.
Perfettamente misurabili. Non si discute.
Il resto è falsità, inganno, suggestione, interpetazione...

"Pipino dopo la valle" mi rispose:
"non solo i colori esistono, ma possiamo anche miscelarli, per ottenere tonalità e sfumature praticamente infinite".

A quel punto mi fu chiaro che non avesse capito.
Parlavo di scienza, io...di fisica!!!
E quello invece si raffigurava i suoi bei tubetti di colori, per dipingere.
Era ovvio che avesse torto. Magari per ingoranza o per "deformazione professionale".

Così oggi ragionano certi nostri scienziati dell'hi-fi.
Con la stessa "certezza scientifica" che avevo io a venti anni.

Fortunatamente c'è stata evoluzione, in me...

Ripensandoci oggi, è chiaro che "Pipino dopo la valle" non avesse concezione di alcune "certezze" elementari della realtà fisica.

Però...

...però questo non inficiava minimamente il fatto che avesse ragione.
Cosciente o meno che fosse, di certi ragionamenti.

L'unica realtà che l'uomo può conoscere è quella dovuta alle informazioni che arrivano dai sensi ed alla loro successiva elaborazione del cervello.

La mera realtà fisica, fatta di frequenze dello spettro "visibile" o "invisibile", non è conosciuta (e non può esserlo) come tale.

L'unica realtà "vera" (cioè conoscibile, "vivibile", creatrice di emozioni e di reazioni) è fatta di colori.

Quando mio figlio mi porta un telecomando, perchè non funzionante, una delle prime cose che verifico è l'emissione da parte del led.

Led infrarossi...non riusciamo a vederli.

Ho la fotocamera digitale sempre a portata di mano. La accendo e...miracolo!
Nel display LCD si vede il led, che si accende.
La fotocamera è sensibile anche all'infrarosso.

Si, ma..."che colore è" l'infrarosso?
Il display lo mostra bianco.

Perchè proprio bianco?

Per la realtà fisica (quella che non conosciamo e non possiamo conoscere) quella radiazione non è così dissimile da quella della cosiddetta luce visibile.

Per l'uomo, invece, c'è una differenza sostanziale.

A parte questo, quale realtà andrà a tentare di rappresentare (a mo' di "icona", o fac-simile, o "quel che volete voi") quella fotocamera, dal momento che è sensibile anche ad una radiazione a noi "estranea" (almeno nella percezione visiva)?

Ai tempi che furono, la tecnica fotografica in bianco e nero poteva vantare pellicole con diversa sensibilità cromatica.

Ortocromatiche, pancromatiche...
Forse che per alcune di esse si notava qualche "mancanza"?
Qualcuna di esse è mai stata considerata meno "hi-fi"?
Eppure ad una di quelle pellicole manca un bella porzione di spettro "fisico" delle frequenze...
L'altra annovera ciò che non dovrebbe...

"Risposta in frequenza"...stesso discorso che per i nostri "scienziati" (dal fare "ottocentesco").
Essi la "misurano" e la vogliono "completa" (rispetto a cosa? alla sensazione umana che gli strumenti di misura non conoscono?) e "lineare" (de che??).

La vogliono "estesa".
Ritenendola "condicio sine qua non" per un ascolto (termine con il quale si "confondono", rispetto alla riproduzione della musica ed alla sensazione) "realistico".
Un po' come per la presunta dinamica, o la "pressione", realistica...

Realistico...
Per soddisfare una realtà fisica che non conosciamo?
(Cosa ci importa degli aspetti estranei, perciò inutili?)

Piuttosto che indagare le molteplici impicazioni dell'unica realtà conosciuta, che è quella sensoriale, emozionale ecc. ?

La realtà che conosciamo è molto diversa da quella fisica...
Bisogna studiare.

Molto.

Non lo fanno?

Va bene!



Mi rendo sempre più conto che esiste una sorta di profonda confusione, ad ogni minimo accenno a “certe” questioni.
Quando si dice che certe misure non possono essere utili, data la presenza dell'uomo nel sistema, molti interpretano questa affermazione come se fosse un tentativo di "opporsi" alla tecnologia, alla scienza.
Loro si ritengono "scienziati", difensori della tecnologia e del progresso ed "accusano" di anti-scientificità, di misticismo, di filosofia chi asserisce che certe misure siano inutili.
In realtà il vero scienziato è quello che riesce a comprendere la Natura delle varie fenomenologie e farne la relativa analisi.
Mi spiego: Molti sono abituati a vedere "calcoli" e "misure", per esempio nella progettazione e realizzazione di un palazzo, e quindi confondono quella specifica applicazione con altre.
Sono portati a pensare che il "modus operandi" scientifico, specifico di quel settore (come di tanti altri) sia il metodo universale della scienza.
Perchè, invece, non lo è?
Abbiamo detto che la riproduzione musicale coinvolge la sensorialità umana. La musica è nata ed esiste in funzione dell'uomo.
In una stanza dove è acceso un impianto stereo ed una lampada, ma non vi è presenza dell’uomo, non esistono nemmeno musica e colori.
Giacchè questi termini, queste sensazioni, sono riferiti all’uomo, si creano all’interno dell’uomo, del suo cervello.
Abbiamo anche detto che la realtà fisica (di cui si occupano le ben note leggi fisiche) non ci è nota, almeno "direttamente".
L'uomo infatti conosce solamente la realtà, così come essa è presentata dai propri sensi e dalla relativa elaborazione mentale di quelle particolari informazioni (sensoriali).
Lo studio della realtà fisica è stato effettuato, nei secoli, attraverso delle indagini spesso esterne all’uomo.
Un microscopio come un oscilloscopio, per esempio, sono delle “protesi”.
Esse permettono di studiare ciò che l’uomo non può conoscere per mezzo della propria sensorialità, ed ecco, per esempio, lo studio dei materiali (“vediamo” forse noi la percentuale di carbonio nell’acciaio attraverso gli occhi, o i polpastrelli o il naso?) e tutto il resto.
Questo ci permette di conoscere e di agire nel mondo fisico e fin qui spero che siamo d’accordo.
Per costruire una casa occorrono calcoli e misure ma uno degli scopi di quella struttura sarà quello di cercare di rimanere in piedi.
E “cercherà” di farlo sia quando l’uomo è presente, sia quando non lo è.
Diverso è il discorso dell’usar misure e calcoli quando lo scopo finale ritorna ad essere insito nell’uomo stesso.
Che si tratti di gusto (cucina) di immagine o di musica (o quant’altro) poco importa, si torna in un contesto sensoriale, cioè nella realtà percepita ed interpretata dall’uomo che è diversa dalla realtà fisica.
È perfettamente sensato studiare la realtà fisica dei suoni o della luce, per conoscerla.
Così come è insensato ritenere che realtà fisica e realtà percepita coincidano.
E ciò è invece quello che purtroppo ritengono i nostri scellerati tecnicisti (attenzione, non scienziati…tecnicisti).
Se non sono capaci di fare questa elementare distinzione, cosa vogliamo pretendere??
Li vedi girare coi “fonometri”, li vedi pubblicare le curve.
Ottimo esercizio, direi…esercizio che vale per quel è: un tentativo di illustrazione della realtà fisica che nulla però ha a che vedere con la realtà percepita.
Quelle son frequenze, la realtà percepita è musica.
Si dovrebbe convenire che per avere una qualche pretesa di occuparsi di riproduzione musicale, non si può prescindere dallo studio della sensorialità, della elaborazione del cervello, di come la musica si crea all’interno del sentimento umano ecc. ecc.
Si continua invece a parlare di decibel, di frequenze, di realtà fisica, e si ha pure la pretesa (spesso espressa in modo arrogante) di essere dalla parte della scienza.
Mai visto un pittore misurare la lunghezza d’onda dei suoi colori, prima di dipingere.
Né i “falsari” o i semplici appassionati per “riprodurre” una qualsiasi opera.
Provate a proporlo…
Il blu rilassa, il rosso eccita, il verde è riposante...
Dipingete di blu o di verde la camera da letto.
Riusciamo a spiegarlo con le misure?
Riteniamo forse che sia antiscientifico che i negozi siano pieni di lampade colorate, con tanto di istruzioni sui loro effetti?
Si gira col fonometro, dicevo.
Pur essendo coscienti che l’intensità percepita non ha correlazioni con il livello di pressione arbitrariamente misurato in un punto, in un dato momento, in un dato luogo.
Riesce forse l’uomo a dire che “lì, in quel punto, ci sono 123db?”
La mattina il suono di una sveglia può sembrare assordante.
La sera un concerto può essere piacevole.
La stessa musica è composta, è costruita per creare sensazioni di “forza” o di “sussurro”.
Una melodia ascendente può apparire dinamicamente crescente.
Eppure per il fonometro non lo è.
Quando la scuola coreana insegna ai bambini piccoli l’arte musicale, ho notato che al pianoforte spesso viene indicato come “forte” un suono grave, e come “piano” un suono acuto.
In effetti il pianoforte rende questa impressione, quando invece un violino rende l’effetto opposto (alcuni acuti vengono percepiti come “esuberanti”) così come un flauto.
Tutte le misure, invero, avrebbero già grossi problemi a tentare di riprodurre il suono fisico (viste le variabili in gioco), e possono servire solamente a scopo di studio di quell’ambito.
Nulla hanno a che vedere con la percezione e la musica.
Mi meraviglio che questo semplice assunto scientifico, non venga compreso.
Mi meraviglio ancor più che quasi nessuno si prenda la briga di studiare a fondo il mondo della percezione, cioè l’unico vero ambito che a noi interessa, per poi applicarne i principi.
Le poche volte che se ne scrive, i "nostri prodi" piombano fieri nella discussione a cercare di minimizzare o ad ostentare conoscenze in merito, citando “questo” o quel “testo”…
Cose note…scrivono.
“Cocktail party”, “curve isofoniche”, Fourier e chi me ha più ne metta.
Però poi dimostrano di non far tesoro nemmeno di quel poco che citano.
Tornano infatti, lesti (e come se nulla fosse), a (s)ragionare coi decibel, con le “curve” e tutto il resto.
Mai vista tanta ipocrisia…mascheramento, questo (s)conosciuto…
Già questo basterebbe a comprendere la immensa differenza tra il suono fisico e la musica percepita, e l’inesistenza di relazioni precise tra queste due realtà.
Il woooooofer da 48 pollici scende a 12HZ…
Lo dicono le misure!
E tutti i “danni” che fa??
C’è infine da sottolineare che cento anni di altoparlanti hanno assuefatto gran parte dell’umanità.
Perché si sentono passare auto che vanno a "reazione" di woofer?
È anche una questione culturale, ormai.
Se la società ti offre questo modello, è chiaro che esso diventa la norma!
Ci siamo abituati al suono dell’altoparlante.
Ci siamo abituati ai bassi sullo stomaco, ai concerti di piazza a tutto volume…
C’è chi esce dal cinema (visto che è stato nominato) con una soddisfazione immane.
Riportando, ancora una volta, l’esempio del bicchiere che si rompe, mi chiedo: “ma fa davvero quel terremoto (nella realtà umana, l’unica conosciuta perchè l’unica percepita) un bicchiere che si rompe?”
Eppure quasi a nessuno viene in mente questa semplice obiezione.
Ormai sono diventate questioni “slegate”.
Ecco spiegati certi impianti stereofonici, che piacciono a molti.Va bene anche questo, ma non mi si venga a dire che tutto questo “sistema” abbia qualcosa a che fare con la riproduzione della musica.

Fabio Ferrara (Dueeffe)

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