mercoledì 3 gennaio 2018

Accuratezza, precisione tecnica e qualità musicale.



Cinquant'anni sono passati dagli inizi della riproduzione musicale moderna e non si sono mai avuti e non si hanno tutt'ora, risultati che possano definire l’alta fedeltà degna del nome che porta, ossia tecnologia in grado di trasferire in modo accurato e fedele il segnale registrato.
Risulta infatti evidente, a qualsiasi appassionato che abbia avuto un contatto approfondito con la riproduzione musicale, come non esistano due sistemi di riproduzione, ma anche due singole apparecchiature, che, ad un'ascolto accurato,  risultino del tutto indistinguibili.
Un'istintiva spiegazione porterebbe a concludere che i singoli componenti di un sistema d riproduzione, nonostante l'evidente perfezione delle misure,  non siano ancora in grado di trasferire correttamente la qualità del segnale elettrico,  e che  le differenze percepite abbiano una relazione con sostanziali modifiche e/o sensibili alterazioni dello stesso.

Qualsiasi progettista di apparecchiature elettroniche destinate alla riproduzione musicale, ha sempre avuto ed ha tutt'ora, come assoluta priorità, il più accurato trasferimento del segnale, e, nel caso dei diffusori, la massima precisione nella traduzione del segnale elettrico in energia acustica. Conseguenza logica vorrebbe che tutte le apparecchiature correttamente progettate e dalle misure ineccepibili dovrebbero produrre, ad una prova d'ascolto, lo stesso risultato.
Nonostante l'indubbio progresso tecnico la similitudine all'ascolto fra due apparecchiature o due sistemi continua a rivelarsi un'obiettivo impossibile da raggiungere, anzi, proprio queste inspiegabili differenze hanno permesso l'esistenza di centinaia, migliaia di prodotti e produttori, ciascuno portatore di una propria tipologia di suono assolutamente non deducibile dall'osservazione delle misure, per quanto perfette queste possano manifestarsi. 
Nemmeno un singolo componente di un sistema come un condensatore o una resistenza, o anche un semplice spezzone di cavo, un connettore o una spina,  risultano musicalmente indistinguibili l'uno dall'altro, il che, se la causa fosse ricercata in una variazione fisica,  porterebbe a concludere che ad oggi risulti ancora impossibile condurre correttamente un segnale elettrico,  un'ipotesi davvero stravagante. 


L'aver costruito ed il continuare a costruire oggetti ed apparecchiature via via più sofisticati e che risultino più accurati ad ogni tipo di misurazione non è, platealmente, equivalso a costruire oggetti oggetti che parallelamente abbiano prodotto e producano un preciso e coerente risultato all'ascolto, il che sembrerebbe vanificare il lavoro del progettista che vedrebbe i risultati della sua opera sottoposti  a risultati casuali e spesso non correlati allo sforzo progettuale.

Il meglio di oggi, grazie alla maggior potenza disponibile a basso costo ed alla migliorata efficienza dei trasduttori, permette di ottenere con facilità elevati volumi d'ascolto e banda passante estremamente più ampia grazie a tecnologie innovative ed incredibili livelli di sofisticazione sia tecnica che costruttiva, ma tutto ciò non ha paradossalmente determinato, per conseguenza, un risultato musicale più appagante.

 Il ritorno a tecniche antiquate come la riproduzione attraverso dischi in vinile e nastri, conferma come non vi sia corrispondenza biunivoca fra evoluzione tecnologica e qualità musicale, e come addirittura possa addirittura verificarsi il contrario, ossia il ricorso ad apparecchiature tecnologicamente più limitate come forma evolutiva di miglioramento all'ascolto  da parte di appassioni evidentemente insoddisfatti da oggetti che ad esame accurato non mostravano alcuna pecca.
L' aver eliminato ed il continuare ad eliminare o ridurre imperfezioni non ha quindi, mai prodotto e non produce tutt'ora, come dovrebbe logicamente succedere, la certezza di un risultato gratificante.

L'audio, rispetto a qualsiasi altra tecnologia, basti pensare ai passi da gigante del video,   da anni è rimasto al palo,  incapace di evolversi qualitativamente se non per aspetti pratici, ed è opinione sempre più diffusa  che la qualità musicale nel suo complesso si sia involuta verso un livello sostanzialmente più basso che nel passato.

.Anche le problematiche ambientali, ipotizzate come reale causa della cronica insoddisfazione di molti appassionati, non sembrano universalmente rappresentare un elemento del tutto limitante, anche in considerazione di risultati estremamente positivi, spesso ottenuti in situazioni acusticamente del tutto non canoniche.
In quanto generatrici di differenze all'ascolto, una miriade di elementi,  in nessun settore considerati  limitanti la qualità della conduzione elettrica,  sono diventati oggetto di attenzione dell'industria audio. 

Prese a muro,spine, cavi di ogni genere e forma, ciabatte, misuratori della fase, piedini, connettori, cablaggi , elementi anti vibrazione, condensatori, resistenze, induttanze, metalli nobili, argento, palladio, rame ad alta purezza, rodio, piani d'appoggio per le apparecchiature, mobili tavolini, etc…, praticamente ogni elemento del percorso del segnale e di ciò che venga a contatto con esso, a causa delle misteriose differenze acustiche prodotte, è divenuto oggetto di studio ed osservazione da parte dell'industria, inducendo l'utente a dedurre che la soluzione delle problematiche acustiche possa essere risolta attraverso un'attenzione maniacale rivolta ad ogni elemento del sistema, in quanto, ciascuno di essi, alterante in qualche modo la qualità del segnale elettrico.

A dimostrazione contraria, adeguate misurazioni hanno da sempre dimostrato e continuano a dimostrare l'inesistenza strumentale o al massimo, del tutto risibili variazioni prodotte da ogni tipologia di accessorio, e questo nonostante all'ascolto appaiano differenze a volte anche evidentissime e nonostante sembrino non esistere materiali e dispositivi di ogni genere che producano la stessa sensazione d'ascolto.

E' ormai convinzione praticamente universale, nonché elemento motorio della materia, che le misure non spieghino del tutto, o non spieghino assolutamente, il perché delle differenze percepite ad ogni sostituzione di singoli elementi, strumentalmente perfetti.
Naturale conseguenza è la necessità, da parte degli appassionati, del ricorso al metodo trial& error, prova, sbaglia e riprova, il metodo utilizzato ove vi sia mancata o limitata conoscenza scientifica, e l'impossibilità, ad oggi, ottenere risultati musicalmente straordinari come ci si aspetterebbe in funzione dell'evoluzione tecnologica, ricorrendo al più consono e scientifico insight & theory, analizza, teorizza e risolvi.

A fronte di queste mie personali considerazioni, una  mia, del tutto rivoluzionaria, ipotesi: ma è certo che siano gli errori del sistema, come convenzionalmente ritenuto, a determinare le variazioni percepite fra un componente e l'altro, fra un sistema e l'altro, ed a limitare, per conseguenza, la potenzialmente straordinaria qualità sonora, riducendola, in determinati casi, anche ai minimi termini?
E' certo che sia una variazione dello stimolo acustico, come ad oggi universalmente accettato, a determinare il cambiamento percepito?
E' certo che non siano altre cause in realtà, a determinano variazioni percettive di entità ben più elevata dei presunti errori del sistema?
Nuovissime teorie scientifiche  ipotizzano che  altri recettori concorrano alla formazione dell'elaborazione sonora
Ad esempio, appare, da questa recente ricerca, come l'elaborazione acustica non sia esclusivamente confinata a variazioni fisiche incidenti sulla meccanica dell'orecchio.

Appare, da quest'altra, come la qualità spettrale della luce intervenga di fatto sull'elaborazione emozionale di un segnale acustico, dimostrando quindi come l'interpretazione, a parità di stimolo, possa essere influenzata e di fatto modificata da variazioni legate a differenti lunghezze d'onda dello spettro visibile.

Una mia ipotesi, frutto di un decennio di ricerca ed osservazioni, va addirittura oltre, e mira a dimostrare come l'avvento della corrente elettrica alla fine dell'800, abbia alterato la naturale e corretta capacità di elaborazione dello stimolo meccanico,  da parte dell'organo deputato ossia il cervello, 
Variazioni del livello percepito di ogni singola frequenza udibile non sarebbero quindi determinato dalla reale intensità strumentalmente misurabile, bensì da una precisa relazione quantitativa con precise emissioni elettromagnetiche relazionate alle frequenze dello spettro visibile.

In termini più semplici, che vi sia una precisa relazione  fra la corrente elettrica, la sua intensità,  le frequenze delle radiazioni decodificate dal cervello come colori, ed il livello di volume percepito di ciascuna frequenza audio.
Da ciò, una del tutto erronea elaborazione, fisiologicamente prescindente dal soggetto, delle tipiche proprietà strumentalmente valutabili, di uno stimolo acustico, e quindi,come conseguenza,  l'assoluta non relazione fra quanto misurato e quanto soggettivamente elaborato.
Riferendosi ad un sistema di riproduzione, nessuna  relazione, quindi,  fra qualità percepita e qualità tradotta dal sistema,  quest'ultima  risulterebbe di entità enormemente superiore rispetto a quanto fisiologicamente acquisibile dal soggetto.

In qualsiasi situazione, che si tratti di vivo o riprodotto, potrebbero risultare quindi secondari quando non di sostanziale inutilità in quanto non  la vera causa dei problemi,  interventi estremi sui dispositivi di trasduzione sonora e sulla classica acustica ambientale.
L'attenzione, quindi, per una sostanziale evoluzione dell'enorme potenzialità della qualità musicale, andrebbe rivolta, a seguito dell'individuazione del fenomeno distorcente, non più in primis a quanto in precedenza ritenuto causa della percezione di una cattiva qualità acustica, bensì al recupero della capacità originaria dell'ascoltatore.

Dispositivi apparentemente ridicoli ed insignificanti, come una spina vuota, un connettore vuoto o un sassolino con due terminali metallici, o altri del tutto antitetici ad una corretta conduzione elettrica, non andrebbero quindi valutati su basi elettroacustiche dove è più certo che non possano produrre alcuna variazione fisica, bensì come elementi di correzione percettiva.
D'altronde, se ci riferissimo al contiguo senso della vista,  nessuno metterebbe mai in discussione, nel caso di problematiche visive,  che sia la realtà  ad essere imperfetta,  e non sia invece, il soggetto a non elaborarla correttamente. 

E parallelamente,  ciò che risolve il tutto è un apparentemente banale vetrino ben calibrato grazie ad una perfetta  conoscenza del problema da risolvere,  interposto fra il soggetto e la realtà.

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